destionegiorno
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Nato a New York (USA) nel 1966, mi trasferisco in Italia nel luglio del 1980. Non conoscendo la lingua, se non il dialetto casertano, eredità di mio padre che è campano, mi sforzo non poco ad aquisire padronanza dell’italiano. Diplomato nel 1985 in ragioneria, parto militare l’anno successivo. A 23 ... (continua)
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Oh dolce estasi,
che sconvolgi
i sensi e dai vita,
beatitudine e calore:
figlia delle spume
e di Vulcano consorte,
a te questo Canto
di lascivi pensieri
adotto.
Come un quadro
è il connubio,
in mano all'artista,
per suo diletto,
di... leggi...
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Oh dolce fior di Toscana,
dolce quanto il tuo nome:
Palma che nel deserto
stendi la tua ombra.
Dove spandi ora i tuoi
rami ed il tuo profumo
a riparo del vagante
che, alla tua oasi approda?
Dove stenderai le tue radici
per cercar l'acqua che... leggi...
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Una volta si sentì di un Tale,
uxorato (ed anche male,
ad una Hera assatanata che,
tapino, difendersi con amore
tentò dalla moglie,
dalle Furie consacrata
ad un pietoso fato.
Tentò trovar naviglio al suo naufragar,
osando... leggi...
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Allorché le commari si
ritrovano per la piazza del mercato,
tutto fanno fuorché acquisti per la casa e,
stanno freschi i lor consorti
che ad attendere al desco non si fa mai notte!
e fosse solo la pancia a brontolare; i panni, i letti:... leggi...
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Carmine Branco
| Rammento,
e il cuore mi duole,
ogni dì;
fui figlio,
consorte
e padre fedele
e amorevole.
Disonorato,
mea culpa,
da avverso Karma,
che guidato
dalle Furie,
mi posero al fianco,
quale compagnia
in una valle desolata,
un incapace di
follia mendace,
guidata da demoni
di carne rivestiti,
ma con cuore
di ghiaccio,
denti aguzzi
e sangue avvelenato.
Di costoro preservo
a perenne dannazione,
memoria per avermi
rubato onore, prole,
patria e storia;
ciò non mi ferisce
che come uomo,
deturpato agli
occhi degli umani,
ma ucciso negli affetti
per l'abbandono
delle sue splendide
creature, uscite
dal profondo
dei suoi fianchi.
Qui la mia voce
si fa roca
per il pianto dirotto
e per la scissione
dell'anima e del cuore
e rivedo, come estasi,
carezze, ninne
e capellucci con treccine
da me adorne;
e rivivo notte insonni,
pianti confortati
sino all'alba
e fronte rosee
e preci offerte
con la vita
per la vita
di chi amavo
e amo ancora.
Quanti mesi
e quanti anni!
A fare il doppio passo
ed essere per loro
ora madre
e ora padre,
per la "dama" assente,
ora per capriccio,
ora per mentale prolasso
o per altrui
folle e malato
sentimento.
Le mattine,
gioia di papà loro,
le treccine fatte,
i visi e i denti lavati
e poi a prendere
il latte;
i pomeriggi compiti
e parole nuove,
piccoli bagnetti,
cartoni animati
e riposini svelti.
Ah che gioia
vedere i loro capi
sul guanciale,
una carezza veloce
e un bacino
non potrà far loro
male.
Poi le serate spese
a preparare i panni
e i grembiulini
e dopo cena
un po' di tele e poi
via a nanna piccoline.
Poscia preparavo
in mente per l'indomani
e vedevo crescere,
in grazia, forte e sane
due future donne,
sagge e belle
che con orgoglio
di papino loro,
davanno e danno
sublime gloria
alla sua anima
oltre che al suo nome.
Ah che dire ora con
il mesto pianto che
vuol proprio scorrere?
Amavano
con tutto il cuore
e giuro per Dio invitto,
corrisposte, il loro mammo!
Poi venne l'inverno
dei cuori e non la stagione,
che era caldo l'umore
e per chissà quale
maleficio d'inferno,
l'amore che era cresciuto
a dismisura, fu annebiato
da ormoni,
medici stregoni
e ipnotiche visioni,
scarnendo le loro
teneri menti,
amanti e tementi,
la perdita di chi
di loro ha usato e userà,
maledetti,
fino all'alba della loro
maturità
al futuro immanente e,
Iddio non voglia,
i loro poveri cuori
pieni di veri sentimenti.
Ma io attendo e attenderò:
un giorno,
non lontano,
l'intelligenza
ravviserà
il vero
e torneranno a
chi le ama
senza se e senza ma,
se saranno
sincere dentro,
rammentando
senza fallo
l'amore
che, sincero,
le ha sempre
coperte
e mai
ingannate o spente.
Fino ad allora
il tempo scava
e scaverà ancora
e in me continua,
miserevole,
l'infinita agonia. |
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«E' il proseguo del canto "Testamento I". Qui un padre sventurato, cui è stata rubatam fisicamente e soprattutto moralmente e con falso inganno, la prole a lui cara e da lui cresciuta quasi da solo, è ora ipossibilitato a parlarvi di persona e affida al canto e alla poesia il compito di parlare al cuore delle sue fanciulle, che ama infinitamente.» |
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